È un drago magnifico il protagonista della mostra “Fucùr” allestita al Tempietto di Santa Croce, dietro la basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta a Bergamo nell’ambito del progetto Art Together Now della Fondazione Bernareggi in occasione della festa del patrono Sant’Alessandro. A realizzarlo sono stati i ragazzi dell’oratorio di Celadina durante il mese del Cre, con la guida dell’artista Barbara Ventura.
Il drago potrebbe sembrare una terribile arma di guerra: in questo caso, però, l’ispirazione è partita dal “Drago-fortuna” che vola nel cielo portando sulla groppa Atreiu, il protagonista de “La storia infinita” di Michael Ende. È grande, sinuoso e leggero come l’aria, composto da 800 fogli di carta pietra (80% carbonato di calcio, 20% polietilene ad alta densità). L’artista ha insegnato ai suoi apprendisti la tecnica (davvero affascinante) dell’origami modulare.
“Costruire la pace”, nel quartiere della Celadina, vuol dire, come spiega il parroco don Davide Galbiati “stare attenti alle diversità. Il quartiere è davvero multiculturale, ci sono ragazzi del Bangladesh, marocchini, senegalesi, italiani. Ci sono storie semplici e percorsi di vita complessi. C’è una varietà di umanità che non può lasciare indifferenti e chi passa di qui è chiamato ad avere molteplici attenzioni”.
La struttura complessa e articolata del drago è il frutto “come tutte le cose belle e di valore – dell’unione di singoli elementi semplici e purissimi”, come spiega Chiara Del Monte, storica dell’arte ed educatrice della Fondazione Bernareggi che ha affiancato Barbara Ventura nel laboratorio.
Ognuno ha fatto la propria parte, e i ragazzi hanno scoperto così il valore e la bellezza della collaborazione. Hanno compreso sperimentandolo in concreto quanto sia importante “fare la propria parte”, come accade ne “La parte del colibrì”” di Pierre Rabhi, una lettura che è stata una continua fonte d’ispirazione.
“Un giorno, dice la leggenda, ci fu un immenso incendio nella foresta. Tutti gli animali, terrorizzati e costernati, osservavano impotenti il disastro. Solo il piccolo colibrì si diede da fare e andò a cercare qualche goccia d’acqua da trasportare nel suo becco per buttarla sul fuoco. Dopo un po’, l’armadillo, irritato dai suoi inutili tentativi di domare il fuoco, gli disse: “colibrì ma sei matto? Credi davvero che con poche gocce d’acqua spegnerai l’incendio?” “Lo so, rispose il colibrì, ma io faccio la mia parte”
“Ho visto i ragazzi – commenta il parroco – accogliere il parere, il punto di vista, la potenzialità dell’altro, la sua “parte del colibrì”. Questo è l’inizio della pace, il conflitto nasce quando uno non ascolta più le ragioni dell’altro e inizia a usare la prevaricazione in termini di forza. L’arte ha unito, è andata al di là delle diversità, facendo cultura oltre le singolarità”.
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