Neo-classici, bio-based, ex-novo. Tutti i materiali a disposizione del design oggi sono riciclabili. L’economia circolare secondo Material ConneXion Italia raccontata dagli autori del libro “Neomateriali nell’economia circolare”.
Material ConneXion è la più grande banca dati di materiali esistente. È stata inventata negli Stati Uniti da George Beylerian, personaggio visionario del mondo del design internazionale, nel 1997. L’Italia è stata la prima licenza non americana. Il presidente è Rodrigo Rodriquez e l’amministratore delegato Emilio Genovesi.
Abbiamo incontrato Emilio Genovesi, dal 2009 amministratore delegato di Material ConneXion Italia con il direttore esecutivo Anna Pellizzari, autori del libro Neomateriali nell’economia circolare (edito da Edizioni Ambiente) in occasione della loro partecipazione alla mostra 999 domande sull’abitare contemporaneo alla Triennale di Milano. Dai materiali delle filiere di riciclo tradizionali, come legno, alluminio, plastica, vetro, ai materiali di origine biologica e a quelli sperimentali, queste sono le categorie al centro del loro lavoro di ricerca.
Nell’introduzione al libro Neomateriali dell’economia circolare scrivete che l’economia circolare propone il superamento dello schema lineare “produco, consumo, dismetto” attraverso un modello che punta a reimmettere nel ciclo produttivo la massima quantità possibile di risorse. È un modello che è già entrato nella nostra domesticità attraverso pratiche, come la raccolta differenziata, che modificano le abitudini e la percezione che abbiamo della materia ‘usata’, non più rifiuto bensì risorsa preziosa. I neomateriali protagonisti dell’economia circolare sono stati suddivisi in tre macro-categorie: i neo-classici, i bio-based –materiali di base biologica- e gli ex-novo, materiali sperimentali.
Cosa sono i materiali neo-classici? I neo-classici – spiega Anna Pellizzari – sono i materiali che provengono dalle filiere consolidate del riciclo, ormai alla base di diversi processi produttivi che attingono dalle cosiddette “miniere urbane” come fonte di approvvigionamento: per quanto riguarda la casa sono quelli della nostra raccolta differenziata, vetro, metallo, carta, plastica. Rappresenta questa categoria di materiali, ad esempio, una moquette di produzione danese realizzata con materiali di riciclo pre e post consumo.
La parte più morbida della moquette è realizzata con filati Econyl, un nylon rigenerato pre-consumo, proveniente da rifiuto industriale, mentre il feltro di base è realizzato con filato pressato derivato da pet. Il processo di riciclo post-consumo avviene dopo la fase di raccolta differenziata, quando la plastica viene portata negli impianti di selezione e suddivisa in flussi omogenei, come bottiglie in pet, flaconi di Hdpe, film di polietilene, che possono essere utilizzati per alimentare un processo di riciclo meccanico o chimico.
Con il pet riciclato si possono realizzare nuovi contenitori non alimentari, fibre per imbottiture, maglioni, pile, moquette, interni per auto, film e reggette.
Cosa sono, invece, i materiali bio-based? Sono materiali innovativi di origine biologica, basati cioè sui cicli naturali di sviluppo nell’ambito del regno vegetale e animale, nonché del mondo dei microorganismi, e che oggi sono in grado di riappropriarsi di campi applicativi per decenni dominio di materiali di origine fossile.
Un materiale che rappresenta il gruppo bio-based è un amido termoplastico derivato dall’amido di mais o da altra tipologia di origine vegetale che viene utilizzato per la realizzazione di posate piuttosto che di accessori per il consumo di alimenti usa e getta.
Si tratta di materie plastiche di origine vegetale in grado di degradarsi rapidamente in condizioni specifiche e quindi ideali per la realizzazione di prodotti “usa e getta”, manufatti dalla vita breve che possono essere smaltiti nella frazione organica. È un percorso circolare che si adatta a quei rifiuti che entrano a contatto con il cibo nella sua fase di consumo e che quindi vengono spesso contaminati da residui difficili da rimuovere che possono potenzialmente compromettere il riciclo.
Biopolimeri possono essere ricavati dall’amido di mais, da zuccheri, da semi oleosi, dalle alghe, da fusti legnosi, ma anche da scarti di origine vegetale e da residui agricoli.
Infine, parliamo dei materiali ex-novo Si tratta di materiali che provengono da scarti considerati ‘a fine corsa’, posti al termine delle catene di produzione e smaltimento o estranei alle filiere consolidate del riciclo. Sono materiali sperimentali come il pannello che contiene fondi di caffè esausti trucioli di legno legati insieme da una resina, ad esempio. È un materiale utilizzato per la realizzazione di piani e ante nel settore dell’arredo.
Il caffè è, dopo il petrolio, il secondo prodotto più commercializzato al mondo. Solo in Italia il suo consumo pro-capite annuo è di circa 6 kg e genera oltre 360.000 tonnellate di fondi di caffè, una materia prima potenzialmente recuperabile e che invece finisce tra i rifiuti.
Ma come si possono riutilizzare i fondi, oltre che come fertilizzante naturale? La ricerca applicata all’impiego di questo particolare tipo di rifiuto ha portato alla creazione di materiali innovativi e sostenibili con possibilità di applicazioni molto varie: superfici solide, piastrelle, mosaici, oggetti, fino ad additivi sanitizzanti e termoregolatori impiegati nel settore tessile, sia per abbigliamento che per arredo.
Come far arrivare anche a un pubblico generalista il messaggio specialistico dell’economia circolare? Abbiamo scelto come focus l’idea dell’economia circolare – prosegue l’amministratore delegato di Material ConneXion Emilio Genovesi – proprio perché ci sembra il tema più forte che oggi può legare le discussioni di tutti i giorni delle persone a un aspetto più specialistico della questione, che è quello di cui ci occupiamo noi. Occorre far riflettere tutti su questo tema. Quello che oggi è sempre più difficile è parlare dei materiali nell’economia circolare, importantissimi, senza che la gente si spaventi pensando a un futuro di povertà e pauperismo, di diminuzione delle cose che abbiamo e della bellezza che abbiamo nel nostro ambiente. L’economia circolare è un tema che nel design c’è sempre stato, legato a quello del riuso, dell’affettività nel rapporto con gli oggetti. In passato il riuso veniva prima del riciclo e faceva parte della vita quotidiana di tutti.
Poi è apparso il riciclo dei materiali classici e su questo tema ci siamo abbastanza abituati: che il legno, l’alluminio possano essere riciclati è entrato nella nostra mentalità, però vediamo molto meno il fatto che i materiali possano essere riusati passando da un settore a un altro: per esempio che si faccia del tessile con le bottiglie dell’acqua minerale, come oramai accade quotidianamente o che tantissimi materiali che noi vediamo come materiali artificiali vengano invece dalla natura. Oramai possiamo dire che non esistono materiali che non siano riciclabili. È solo un problema di tecnologia e investimenti. Questo ci permette di pensare a un futuro nell’ottica della circolarità. Dobbiamo puntare a sprecare il meno possibile e questo non andrà per forza a impattare con un sistema di vita più povera o più brutta. Potremmo avere le nostre piccole comodità, sceglierci delle cose che ci piacciono, ma con materiali che abbiano una vita continua che si ripete e si rigenera.
Molti materiali della banca dati di Material ConneXion, a cui si accede come soci, sono avveniristici e magari non immediatamente disponibili e utilizzabili. Ma soprattutto agli studenti universitari questi materiali aprono un mondo per progetti di ricerca e di innovazione sperimentale molto ampio e questa è una platea di non ancora addetti ai lavori molto vasta che ci ama molto.
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