Capuozzo è il leader italiano per metri guadagnati, metri percorsi, palloni riciclati, azioni provate con la palla in mano. La sua assenza però apre alla possibilità per la Nazionale italiana di dimostrare di essere cresciuta davvero e di non dipendere dal talento di pochi
L’infortunio alla scapola di Ange Capuozzo, che lo terrà fuori per almeno per 6-8 settimane, costringendolo a concludere qui il suo Sei Nazioni, è una bella grana per la Nazionale italiana, ma può chiamare il gruppo a una (ennesima) prova di maturità collettiva. Detto che il danno è stato fatto ed è demerito di un arbitraggio allegro nel giudicare i placcaggi al collo che l’estremo azzurro ha subito nel corso della partita con l’Irlanda (quello di McCloskey a inizio secondo tempo è stato visto e sanzionato con una punizione, ma era al 100 per cento passibile di cartellino giallo e da valutare nell’ottica di un’espulsione), questionare delle disavventure del direttore Mike Adamson non è né utile, né dilettevole. Utile è invece parlare delle possibilità che coach Crowley ha per poter far fronte alla mancanza del suo giocatore più rappresentativo, al momento.
Capuozzo è l’uomo copertina di questa Nazionale e lo è perché fa notizia la storia dello scugnizzo oriundo che viene a giocare per l’Italia ed è un tifoso sfegatato del Napoli, ma anche perché segna, segna a raffica, con gli Azzurri e con lo Stade Toulousain, che al momento è primo nel Top 14, il campionato francese, per questo il suo infortunio è una botta grossa per il morale. Non tutto però, alla luce delle ultime prestazioni di un gruppo sempre più maturo, è perduto.
La settimana di stop del torneo sarà l’occasione per far rifiatare i tanti giocatori che fanno parte delle squadre italiane: Zebre e Treviso generalmente non sovraccaricano i giocatori, al netto di situazione di emergenza in cui è necessario che scendano in campo per mancanza di alternative, e gli permettono di concentrarsi appieno sul proseguo del Sei Nazioni. Discorso differente per chi gioca all’estero. C’è chi giocherà al 99 per cento, come Tommaso Allan, che ormai è diventato il titolare agli Harlequins, vista la tendenza a far riposare oltremodo Marcus Smith (numeri alla Mano, Allan ha giocato 12 volte in questo campionato, Smith 4), mentre qualcun altro riposerà sicuramente. Questo può far ricaricare l’organico, messo a dura prova da una sfida giocata testa a testa con la squadra numero 1 nel ranking mondiale, che fa dell’intensità il suo marchio di fabbrica, producendo una mole spaventosa di situazioni pericolose.
E qui veniamo al secondo punto di questa analisi sulle possibilità tattiche che Crowley ha per sostituire Ange Capuozzo. Dando uno sguardo alle statistiche, Capuozzo è il leader italiano per metri guadagnati, metri percorsi, palloni riciclati, azioni provate con la palla in mano. È quindi una fonte di gioco non indifferente. Ora che non si può contare sul suo apporto, la soluzione ideale è fondamentalmente una: sostituirlo con Edoardo Padovani, spostare di nuovo Tommaso Menoncello dal centro all’ala, nonostante una prova ottima in quel ruolo contro l’Irlanda, e tornare alla coppia di centri Brex-Morisi, affidabile e d’esperienza, mantenendo Pierre Bruno sull’ala in cui sta già giocando. In questo modo la linea dei trequarti verrebbe ridisegnata, ma non stravolta, fornendo comunque uno schieramento di livello e non rimaneggiato.
In questo senso l’infortunio di Capuozzo può essere la leva giusta nel percorso di evoluzione della Nazionale: la voglia c’è, la grinta anche, dunque, dimostrare di saper curare le ferite senza che qualcuno insinui dubbi sulla possibile dipendenza da questo o quel giocatore, è dimostrazione di grande forza.
La sfida del prossimo turno è vitale per la Nazionale e forse per l’intero movimento azzurro: a Roma arriva il peggior Galles del decennio, fiaccato dalla situazione economica del suo movimento e in crisi di risultati, espressione di un gioco brutto, sporco e non efficace. Certo, non ci voleva proprio, nessuno si augura di perdere il suo giocatore più importante alla vigilia di una partita che può essere una svolta, però è bene cercare soluzioni dove tutti vedono problemi. Winston Churchill diceva che il successo è la capacità di passare da un fallimento all’altro mantenendo lo stesso entusiasmo, ma la citazione più giusta in questo caso è quella della battuta con cui Francesco De Carlo chiude il suo special su Netflix, Cose di questo mondo: “Bisogna cambiare la prospettiva. È come la pizza con l’ananas. La pizza con l’ananas è una bestemmia, è una blasfemia, perché noi pensiamo di essere pizza. Ma se sei ananas, la pizza con l’ananas è una grande opportunità. Bisogna diventare ananas”.
E che ananas sia, almeno finché non torna Ange.
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